Fare un sito web può apparire facile come fare una passeggiata, ma chi ne ha messi online almeno 3 sa che non è vero. Gli aspetti da considerare sono numerosi e sapere come scegliere l’agenzia giusta per svilupparlo è fondamentale.
Il sito non va considerato come una commodity che qualsiasi partner può sviluppare (come, oggi purtroppo accade spesso). E’ il biglietto da visita del tuo business e uno degli investimenti più importanti che fai. Per questo bisogna saper riconoscere il valore o le conseguenze che la scelta di una tecnologia piuttosto che un'altra può apportare al progetto. Oppure quanto una o l'altra metodologia di project management (noi usiamo lo SCRUM, metodolgia agile che semplifica la circolazione delle informazioni) possano impattare sul budget o sui tempi di realizzazione.
Invece spesso lato azienda e lato agenzie c'è molta ‘ignoranza’. Quali sono, allora, i parametri che devi valutare nella scelta dell'agenzia a cui affidare la realizzazione del tuo sito?
Parti con una serie di domande preliminari:
- Che tecnologia usa per il sito? O meglio, usa sempre la stessa tecnologia indistintamente per ogni sito che fa?
- E per misurare i risultati?
- Ha una metodologia di Project Management?
- Fa tutto in-house o subappalta?
- È in grado di sviluppare una strategia digital personalizzata o è sempre la stessa indipendentemente dagli obiettivi aziendali?
- È in grado di lavorare sui processi di marketing e sales?
- È in grado di creare una user experience?
Se le risposte non ti convincono già in partenza, fermati e chiediti se quella è l’agenzia giusta per te.
Secondo la mia esperienza, infatti, i punti critici del processo di costruzione di un sito sono almeno 5:
- Strategia e organizzazione
- Metodologia di project management
- Scelta della tecnologia di supporto
- Web design
- SEO
Vediamoli nel dettaglio, con una doverosa premessa: non c'è una fase più importante delle altre. Tutte e 5 sono in grado di apportare al progetto o valore aggiunto o problemi.
- STRATEGIA E ORGANIZZAZIONE
Si tratta della fase di setup del sito che è quella che si rivela per prima ed è fondamentale. Stiamo parlando almeno di:
- Mappatura dei processi aziendali. Diffida da chi parte in quarta sul contenuto e sulla grafica, prima di sapere come muoversi è necessario capire il contesto: offerta commerciale, processi aziendali, dinamiche interne (stakeholder di progetto) ed esterne (clienti e fornitori), eventuale tecnologia già presente in azienda (come e se integrarla nel sito). Sono tutti elementi che devono essere presi in considerazione prima di iniziare, altrimenti non stiamo aggiungendo alcun valore al vecchio sito (se vuoi approfondire come analizzare i processi aziendali, leggi questo post). In OFG usiamo un processo di approfondimento di clienti, value proposition e processi aziendali che chiamiamo Discovery.
- Definizione degli obiettivi legati al sito. Ogni sito deve essere costruito per almeno un chiaro motivo. Creare un sito "vetrina" (che fa molto 2004) non ha più senso. L'analisi degli obiettivi e lo studio di una strategia sensata e misurabile diventa lo spartiacque tra un sito che funziona e un sito che è lì ad occupare spazio su internet.
- Disegno di un'esperienza utente (qui la Guida di OFG sulla user experience). Una chiara interfaccia utente, lo studio della navigazione, la categorizzazione di prodotti e servizi, il tono di voce, la presenza di percorsi guidati verso l'acquisto o chiari processi di lead generation (il più classico dei conversion path: landing page, form, pdf scaricabili, thank you page) sono tutti validi strumenti che aiutano ogni utente a capire con chiarezza cosa fare sul sito. Avere delle mezze conversioni fatte da persone non in target e ottenute solo perché le abbiamo in qualche modo forzate (con piccoli sotterfugi e verità non dette) a riempire il form non ha senso. Quei contatti strappati all'ingenuità degli utenti sono dannosi per l'immagine, oltre che inutili ai fini commerciali. Ovviamente in tutto questo è fondamentale l'analisi del Customer Journey: disegnare una mappa dei touchpoint e una mappa del customer journey è il punto di partenza.
- Content audit (revisione dei contenuti). Solitamente il rifacimento del sito è un pretesto per rivedere un po' tutto: il sito nuovo porta a rivedere i contenuti già presenti per dargli un taglio nuovo, ad uno stile grafico diverso e, perché no, ad una revisione dell'offerta commerciale.
Vediamo spesso come rifare il sito sia il pretesto per rivedere la categorizzazione dell'offerta, l'occasione per parlare con i sales e magari rifare le brochure o le schede prodotto, l'opportunità per affrontare la gestione del cliente sempre più in ottica one to one.
- METODOLOGIA DI PROJECT MANAGEMENT
Il nuovo progetto come viene gestito? L'agenzia ha una metodologia di Project Management? Ad esempio una metodologia "Agile" (pronuncia all'inglese), come lo SCRUM, garantisce tempi rapidi di consegna e una gestione del progetto con rilasci frequenti per agevolare la fase di testing e controllare settimana per settimana l'avanzamento del progetto.
I problemi come vengono gestiti? Via mail o c'è un software di ticketing?
Questi aspetti possono sembrarti secondari, ma fanno la differenza tra un progetto di successo rilasciato in un paio di mesi e un sito che porta via 10 o 12 mesi di lavoro (inutile) tra agenzia e cliente, per l'insoddisfazione di entrambi.
- SCELTA DELLA TECNOLOGIA A SUPPORTO
Quale CMS viene scelto? Ogni agenzia ha dei software che preferisce rispetto ad altri e rispetto ai quali ha più esperienza. Siamo, tuttavia, sicuri che questi si adattino alle esigenze del cliente?
Abbiamo visto più volte come sia l'azienda a doversi adattare alle caratteristiche del software e non vice versa. E questo non va bene, perché alla lunga genera insoddisfazione, con spreco di tempo e denaro inenarrabile: quando, al posto che produrre valore, si perde tempo a forzare l'adattamento di un software o a ridisegnare dei processi aziendali, c'è qualcosa che non va.
- WEB DESIGN
Solitamente cosa succede? Si fanno ipotesi sul comportamento degli utenti sul sito, per esempio:
- quale percorso faranno prima di arrivare all'acquisto
- entro quali categorie a loro risulta più facile navigare.
Quindi, si disegna un sito che cerca di seguire le ipotesi fatte sulla base di esperienza (validissima) e sensazioni.
Nella costruzione del sito si cambia spesso idea: "no, meglio così... cancella questo... fai quello... quella categoria si deve chiamare in un altro modo...". Risultato? Mesi e mesi di costruzione del sito con ritardi più o meno cosmici e ogni 2 o 3 anni si richiede un restyle, dove praticamente si ricomincia da capo.
La verità è che esistono modalità diverse dal classico web design, che a conti fatti, funziona poco. Ad esempio il Growth Driven Design, tecnica mutuata dall'inbound marketing, punta a mettere online un sito in versione 1.0 in tempi molto brevi, ma con un costante e progressivo studio dei dati di navigazione raccolti in modo che il sito sia sempre in evoluzione. Oppure il Growth hacking.
Un approccio data-driven oggettivo e certo che tende a minimizzare i tempi di realizzazione e massimizzare le conversioni.
5. SEO
L'era del "genero-traffico-e-va-bene-così" è finita da un pezzo: oggi vogliamo portare sul sito solo chi è veramente interessato ai nostri servizi.
Le conversioni che vogliamo sono conversioni vere, di possibili clienti. Per cui ci vuole attenzione alla strategia di keyword che deve essere calibrata tra il generale e il particolare per non attirare persone sbagliate.
Faccio un esempio stupido per un'azienda qualsiasi del settore DIY: impostare la propria strategia di keyword sulla parola "trapani" creerebbe un conflitto con tutte le persone che stanno cercando informazioni turistiche per una visita in Sicilia.
Inoltre, porterebbe sul sito una tipologia di traffico non interessato a fare un buco nel muro e mi sballerebbe le statistiche. Ok, esempio stupido, ma passatemi il concetto.
IN SINTESI
Riassumendo un po', quindi, sulla base di quali parametri scegliamo un'agenzia piuttosto che un'altra per fare un sito?
- Le agenzie (fortunatamente) non sono tutte uguali. Ognuna ha le sue peculiarità, le sue esperienze, le sue capacità e non è detto che siano in linea con le aspettative o le esigenze dell'azienda.
- I software non sono tutti uguali. L'agenzia deve essere software-agnostica: credere nell'esistenza dei software, ma non credere di conoscere IL software illuminato che risolve tutti i problemi. Sicuramente la tecnologia giusta esiste, ma non può essere sempre la stessa per tutti.
- Apertura mentale. L'agenzia, per definizione, non può essere vincolata a schemi mentali dettati da esperienze passate o da tempi che furono: il mondo digitale corre veloce e stare al passo non è sempre facile. Prima di accettare un sito in wordpress senza battere ciglio, fatevi 2 domande. Anche se poi è la tecnologia giusta per voi, in quel momento.
- Mindset digitale. Inoltre essere digitali è una cosa che si apprende dallo studio e dall'esperienza. Se un'agenzia non è digitale, lo si vede. Dal sito, in prima battuta.
- Non tutto quello che costa di più va scartato. Lavoro, servizio e valore sono gli unici 3 asset su cui si dovrebbe valutare un'agenzia (direi un partner in generale). Il resto non conta: il costo di un'agenzia deve essere valutato in base a quanto fa, a come lo fa e a quanto valore genera per l'azienda.
Luca Bizzarri