Nell'articolo di settimana scorsa abbiamo visto come gestire le immagini in un sito di e-commerce e questo mi dà lo spunto questa settimana per interrompere per un attimo le nostre elucubrazioni su commercio elettronico e SEO e affrontare una domanda sulla bocca di tutti: cos'è il Visual Commerce? Potremmo definire questo nuovo topic del digital marketing come la sopraggiunta necessità di monitorare e comprendere come le immagini creino engagement e aiutino le conversioni durante l'intero purchase funnel. Possiamo individuare 3 trend:
- I consumatori utilizzano immagini per comunicare tra loro e interagiscono con esse con più interesse rispetto ad una semplice informazione scritta. I tassi di engagement sono più alti in presenza di immagini: se smuovono tanto interesse, possiamo prenderle come una nuova forma di comunicazione sociale da non ignorare. Se le aspettative dei consumatori sono legate all'aspetto visivo di informazioni e prodotti, i canali che veicolano informazioni commerciali non possono che essere allineati a questo trend.
- Le emozioni e l'engagement che le immagini generano sono in continua evoluzione: l'abbattimento della qualità e la standardizzazione portata dalle banche immagini con tariffa flat (i cosiddetti stock photo) o le semplici immagini di prodotto non bastano più. I consumatori dopo anni di appiattimento alla media premiano ciò che esce dagli schemi, cercano l'esperienza di acquisto che renda in qualche modo diverso il loro percorso da consumatore.
- In un mondo che non dorme mai, sempre acceso in cui in qualsiasi momento un consumatore decide di comprare qualsiasi cosa e la concorrenza non solo è spietata ma soprattutto globale e in cui la moltiplicazione dei bottoni "acquista" è pervasiva e si estende anche al di fuori del proprio canale arrivando fino ai social, la differenziazione è fondamentale.
Su quest'ultimo punto forse vale la pena di soffermarsi per una riflessione. Molti social networks hanno inserito il famigerato bottone "acquista" offrendo la possibilità di acquistare direttamente dalla piattaforma: il concetto è pertinente ed è sicuramente la naturale evoluzione di un mondo che è votato alla conversione. Ma. Stiamo parlando anche dello stesso mondo che ha generato una dispersione dell'entità "consumatore" in decine di altre micro entità (qui la nostra analisi sui touchpoints) per cui io stesso mi rendo sempre più conto di quanto la mia attenzione sia diventata selettiva e di quanto questa oscilli tra i diversi messaggi a seconda di come mi sento, del momento della giornata, della piattaforma che sto usando e chissà cos'altro. Piccola digressione necessaria, scusate.
Per riprendere il nostro "ma" relativo ai bottoni acquista, la domanda da porsi è legata al concetto di consumatore. Se i consumatori non possono che apprezzare il fatto di avere più possibilità di acquistare ovunque essi si trovino... un utente che in quel momento sta fruendo di una realtà social, può essere considerato veramente un consumatore? Cioè nella sua vita ovviamente sì, ma in quel momento? E quindi la domanda è una e una sola: alle persone interessa avere una bottone "aggiungi al carrello" direttamente sul suo social preferito? Per tornare a noi, la risposta è evidentemente un secco "no". Secondo una ricerca di emarketer, infatti, solo il 17% degli utenti ha apprezzato l'introduzione di tale novità su Tumblr e la percentuale scende al variare delle piattaforme.
Ma che c'entra tutto questo con il visual commerce? Beh il passo è semplice. Se all'utente non interessa acquistare direttamente, non è detto che non stia cercando informazioni, che non stia valutando delle alternative prima di prendere una decisione di acquisto. In questo i social sì che ci possono aiutare: le nostre pagine sono uno spazio dedicato alla nostra azienda e ai nostri prodotti, in cui dobbiamo catturare l'attenzione degli utenti che vogliamo trasformare in consumatori e possiamo farlo con emozioni, divertimento, esperienze d'uso, commenti di altri utenti. Per rimandare al nostro sito dove ci sono informazioni e si può acquistare il prodotto, senza invadere uno spazio che da molti non è percepito come un luogo in cui fare transazioni commerciali.
Sono andato un po' lungo, finiamo settimana prossima.
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Luca Bizzarri