Cosa sono i Microdata: aggiungere informazioni agli oggetti nel sito

Cosa sono i Microdata: aggiungere informazioni agli oggetti nel sito

Mai sentito parlare di dati strutturati, cosa sono i microdata o schema.org? Buon per voi, parlo sul serio. Ora però che ne siete venuti a conoscenza non potrete più fare senza o, almeno, avrete degli strumenti in più per richiedere prestazioni extra ai vostri sviluppatori. Vedremo come queste tecniche non sono propriamente delle tattiche SEO da battaglia per ottenere un miglior posizionamento nella SERP ma come siano un modo diverso per dare agli stessi motori di ricerca informazioni aggiuntive su qualsiasi oggetto contenuto nel sito: un modo per contestualizzare meglio la propria presenza web direttamente dall'architettura del sito. C'est à dire, tutto quello che facciamo prima del go live è lavoro guadagnato per dopo. Ah, non ve la prendete con me se i costi lievitano perché il lavoro da fare è tanto.

Abbiamo introdotto il punto focale, pure senza parlarne direttamente: semplificando il complesso ragionamento che fanno gli algoritmi per ottenere una ricerca semantica perfetta, tutte le informazioni che possiamo aggiungere all'interno del sito aiutano il Googlebot a contestualizzarlo nelle giuste categorie e possono migliorare l'esperienza di navigazione dell'utente. Migliore è la contestualizzazione, migliore sarà la valutazione del sito da parte di Google.

Quindi. Abbiamo capito 2 cose finora:

  1. Il SEO è un'attività complessa che non implica solo l'ottimizzazione del codice e dei contenuti in termini di tecnici ma anche in termini qualitativi. Maggiori sono le informazioni contenute nel sito, maggiore e diversa sarà la risposta di Google e la visualizzazione nella SERP.
  2. Come abbiamo visto, lo spider dei motori di ricerca può solo leggere informazioni testuali e non può (non può ancora, ndr.) leggere il contenuto di una fotografia, ad esempio, ed interpretarlo. I microdata servono proprio ad aiutare i motori di ricerca a compiere questa operazione di interpretazione di dati non testuali: possiamo “spiegare” ogni entità del sito (documenti, immagini, video) attraverso un serie di informazioni definite da un codice condiviso (vedi ad esempio il sito schema.org).

Qualche definizione per capirci meglio:

  1. Marcare un documento (marcatura): indica l'aggiunta di note e informazioni ad un documento o ad alcune sue parti in modo che questo ne esca arricchito e altri software (come ad esempio il nostro amico Googlebot o i suoi cugini) possano identificarne la tipologia. In particolare i motori di ricerca possono usare le marcature come strumento di precisione per meglio indirizzare le ricerche degli utenti. In che modo usano queste informazioni?
    1. Per la ricerca semantica, incasellando il sito in categorie di ricerca con precisione sempre crescente
    2. Attraverso l'affinamento delle informazioni nella SERP (ad esempio con i rich snippet, le bricioline di pane etc)
    3. Riempiendo il Knowledge Graph
  2. Schema.org è un sito piuttosto complesso, spinto e voluto dagli stessi motori di ricerca che fornisce le linee guida per le marcature e definisce sia le singole entità presenti nel sito che le relazioni tra loro. In definitiva è un vocabolario che può utilizzare diversi linguaggich e come detto serve a comunicare ai motori di ricerca il significato e il contesto del testo che stiamo scrivendo. Non tutte le marcature creano effetti visibili nella SERP come i rich snippet ma comunque arricchiscono di informazioni il sito e rendono l'esperienza utente migliore per cui possiamo affermare che è un sito che è stato creato per gli utenti.
  3. Microdata: come visto, è un linguaggio che può essere utilizzato per rendere il proprio sito ricco di informazioni utili ai motori di ricerca e che consente di strutturare per tipologia tali informazioni. Ogni riga di questo linguaggio è determinata da tag specifici, grazie ad una semplice abbinata di informazioni di tipo label/value, e associa "n" informazioni a qualsiasi entità.

Nel prossimo articolo parliamo delle implicazioni SEO nel dare troppe informazioni a Google.

Luca Bizzarri