Valorizzare il talento: la formazione etica per i team di lavoro

Il mito di Narciso compromette l'approccio etico in azienda

La leadership etica: quanto è importante concentrarsi sugli altri?

Probabilmente uno dei miti più conosciuti. Narciso però è una figura che oltrepassa i confini della mitologia ed entra nella nostra vita in modo estremamente concreto: è in mezzo a noi! Tanto importante nella vita degli uomini da essere riconducibile a diverse versioni in epoche diverse: dal greco Pausania al latino Ovidio fino ai papiri di Ossirinco. Versioni diverse ma con molti elementi in comune: quelli che rappresentano il limite dell’uomo “avvitato” su se stesso. 

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In estrema sintesi il mito racconta di un giovane bellissimo nato da una divinità fluviale, Cefisio, e da una ninfa, Liriope. La madre era però molto preoccupata perché aveva dato alla luce questo bambino bellissimo. Si recò così dall’oracolo Tiresia, che le consigliò di non fargli mai conoscere se stesso. 

Da qui si incomincia a vedere la rappresentazione di una grande difficoltà che ognuno di noi deve affrontare nel corso della propria vita: la bellezza? No. La non conoscenza di se stesso

Poche persone si impegnano nella reale conoscenza di sé e questo impedisce loro di rapportarsi adeguatamente in azienda come nella società. Nel corso di tanti anni passati nella formazione etica e nella consulenza aziendale, l’esercizio più difficile che ho proposto fino ad ora è il seguente: “descrivi te stesso e racconta agli altri ciò che hai scritto.” 

Credo che qualcuno avrebbe preferito essere torturato fisicamente piuttosto che svolgere l’esercizio. 

Questo accade per ragioni diverse: non abitudine, cultura riduttiva, educazione rigida e critica. Tutte componenti che poi vengono riversate negativamente nello scambio con gli altri, in particolare quando si è forzati ad interagire nel luogo di lavoro.

Tutto qui? Sarebbe già sufficiente a creare tante difficoltà di collaborazione, ma purtroppo non è tutto. Cosa c’è di peggio allora? La reazione. 

Qui rientra in gioco il mito di Narciso; il ragazzo per reazione respingeva tutti, nonostante si innamorassero di lui. La mancanza di equilibrio e di conoscenza delle proprie caratteristiche infatti, non ci permette di comprendere i comportamenti degli altri nei nostri confronti, costringendoci molto spesso a posizioni estreme come quella del rifiuto oppure dell’aggressività. 

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Probabilmente in questo momento viene alla mente qualche persona o collega che si comporta in questo modo. Chissà che non si tratti proprio di questo. Riprendendo la vicenda di Narciso, che ci aiuta in questa esplorazione, tra coloro che erano stati rifiutati c’era la ninfa Eco, sì, proprio quella che troviamo nelle valli montane, tra le quali vaga sconsolata da allora, per il dispiacere di essere stata rifiutata. 

Quante “Eco” abbiamo prodotto con i nostri comportamenti di rifiuto allo scambio con colleghi, clienti, collaboratori, persone in genere, per la nostra incapacità di guardare a noi stessi e agli altri in modo aperto e costruttivo? 

Il pericolo è che c’è sempre in agguato Nemesi, la dea della vendetta. Infatti decise di punire il povero Narciso, in modo molto severo senza dubbio: lo condannò a specchiarsi in un laghetto per bere. Calandosi per bere l’acqua, infatti, vedeva costantemente il suo riflesso innamorandosene perdutamente. Avendo compreso di essere lui stesso il bellissimo ragazzo, realizzò che il suo era un amore impossibile.

Ovidio, ne “Le metamorfosi”, sintetizza meravigliosamente l’impotenza umana di fronte ad un ostacolo apparentemente misero:

Né vasto tratto di mare, né lungo cammino, né monti, né mura di città con porte sbarrate, ci separano, bensì siamo disgiunti da poca acqua” 

Degno erede di Narciso è l’uomo Iper-moderno, come lo definisce Aubert, un soggetto che esalta l'individualismo, l’egoismo, e ricerca senza sosta e senza limiti la felicità individuale. Un ego ipertrofico che proietta sempre se stesso verso l'alto, verso qualcosa che non riesce mai a raggiungere pienamente, ma che lo allontana in modo irrimediabile dagli altri. Il "noi" sparisce così nell'"io". 

Ogni organizzazione diventa in questo modo un ambiente multipolare che mal sopporta la regolamentazione e tenta in qualche modo di evaderla. Senza un lavoro importante sulla leadership etica individuale, sulla responsabilità dei manager in azienda, sulla comunicazione interna e sullo scambio dialogico, diventa davvero difficile condurre un’azienda o comunque una professione in modo efficace e duraturo. 

In modo assolutamente evocativo C. Ternynch parla di RAPPORTI DESERTIFICATI, mentre De Rita introduce l’idea di EGOLATRIA. Introdurre i concetti e i meccanismi legati all’etica in azienda, ha come obiettivo il contrastare la diffusione di sistemi totalmente egocentrati e ridurre l’effetto di “desertificazione” dei rapporti. 

L’etica applicata in azienda si oppone all’incontrollata e insaziabile richiesta di diritti individuali, ponendo come contraltare analoghi doveri assunti o assumibili. Lecito chiedere ma altrettanto doveroso restituire un impegno. E il nostro compagno di viaggio Narciso che fine ha fatto? Beh si potrebbe dire che non gli sia andata proprio bene. Ovidio racconta che, consumato dal fuoco di quell’amore irrealizzabile, morì. 

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Secondo altre fonti l’epilogo è diverso nella forma ma uguale nella sostanza: morì gettandosi nel fiume per raggiungere quell’amore impossibile. 

Comunque sia, varrebbe forse la pena di lavorare alacremente sulle dinamiche dell’etica in azienda, e non solo.

Claudio Casiraghi