Nel viaggio verso un brand forte e coerente, il team interno non è solo un punto d’appoggio: è il motore che trasforma visione in azione. Quando i collaboratori comprendono e condividono la mission aziendale, le parole diventano esperienza e i valori animano ogni singolo interprete. La strategia di internal marketing nasce proprio da qui: dall’idea che il primo passo per conquistare clienti è conquistare chi costruisce ogni giorno quel valore.
Pensiamo a un’azienda dove leadership e team non parlano lo stesso linguaggio: la strategia, per quanto brillante, resta confinata ai piani alti. I dipendenti, non avendo chiaro il quadro, non trasmettono passione o senso d’appartenenza. Il marchio allora non vibra, non trova eco nel vissuto dei clienti, e resta una promessa vuota.
L’internal marketing, al contrario, costruisce un ponte tra strategia e persone. Non si tratta solo di comunicare: è coinvolgere, allineare, motivare. Significa spiegare il “perché” dietro ogni scelta, creare storytelling interno che sia vivido e partecipato. Significa fare in modo che ogni dipendente diventi ambasciatore autentico del brand, anche fuori dall’azienda.
Il percorso che segue si snoda in quattro fasi precise. Ogni step ha un’obiettivo importante: dalla chiarezza dei traguardi aziendali, alla progettazione delle iniziative, al supporto operativo, fino alla leadership che ispira e guida. Non è una sequenza astratta, ma un processo pratico, misurabile e replicabile che permette di trasformare un gruppo qualunque in una squadra coesa, consapevole e pronta a farsi portavoce di una promessa condivisa.
EMPLOYER BRANDING
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Internal marketing, fase 1: definire gli obiettivi e le priorità
Nel primo capitolo è fondamentale chiarire cosa si vuole ottenere. L’internal marketing non è un semplice flusso di aggiornamenti aziendali, ma un progetto strategico che richiede obiettivi precisi e condivisi.
In questa fase:
- si definiscono obiettivi misurabili (es. migliorare l’engagement eNPS, riduzione turnover del 20%, aumento della brand advocacy interna);
- si individuano aree critiche da trasformare (es. onboarding, team remoti, cultura valori);
- si stabiliscono metriche chiave come sondaggi interni, tassi di coinvolgimento su intranet, partecipazione a workshop.
È una tappa che prepara il terreno: senza visione e priorità, ogni azione rischia di essere dispersiva. In questo primo step, l’organizzazione definisce la cornice su cui costruire tutte le iniziative successive.
Fase 2: progettare strategie e piano operativo (fase due)
Una volta chiari gli obiettivi, si passa alla progettazione di strategie tangibili. Questa fase dà forma concreta al piano, traducendo obiettivi in iniziative sostenibili.
Bisogna:
- individuare canali e strumenti, dall’intranet alla newsletter fino agli eventi interni;
- associare ogni iniziativa a un obiettivo specifico (es. video su mission per onboarding o podcast mensile su valori);
- integrare l’internal marketing in ogni launch o novità esterna;
- realizzare materiali costruiti su misura per coinvolgere il team: storytelling, messaggi ispirazionali, contenuti interattivi.
Questa fase richiede un team dedicato (anche trasversale) e una visione integrata. Non è un’attività accessoria, ma parte del cuore pulsante della comunicazione aziendale.
Fase 3: supportare l’implementazione e il coinvolgimento (fase tre)
Con la strategia pronta, inizia il momento della “vendita” interna. Serve accompagnamento, formazione e strumenti perché il progetto non resti su carta.
Significa:
- offrire supporto operativo, coaching e formazione (es. modelli post social, tutorial intranet);
- stimolare coinvolgimento attivo con feedback, sondaggi, spazi per raccontare come si vive il brand;
- renderlo un fatto quotidiano, non straordinario, tramite tool accessibili e plastici;
- misurare l’evoluzione con indicatori concreti come engagement share rate, tempo conto pagina, eNPS
Una comunicazione bidirezionale, trasparente e partecipata aumenta l’efficacia, perché responsabilizza e valorizza ogni membro del team.
Fase 4: assumere il ruolo di leader e modello (fase quattro)
L’ultimo passaggio riguarda la leadership. Non basta promuovere valori: bisogna incarnarli. Ecco perché i leader devono:
- essere veri ambasciatori del brand, dimostrando con l’esempio;
- parlare con trasparenza, coerenza e frequenza, collegando ogni decisione al “perché” condiviso;
- creare un clima di riconoscimento e valorizzazione, portando alla luce storie interne che incarnano i valori;
- alimentare una cultura in cui “si vive come si comunica”, sempre.
Quando le parole diventano azioni quotidiane, il brand interno si rafforza e si propaga, diventando parte organica del lavoro di ogni giorno.
Employer branding e internal marketing: una relazione strategica
Spesso trattati come ambiti separati, l’employer branding e l’internal marketing in realtà si rafforzano a vicenda. Il primo è orientato verso l’esterno: si occupa di costruire e comunicare l’identità aziendale come luogo di lavoro desiderabile, soprattutto verso i potenziali candidati. Il secondo invece guarda all’interno, coinvolgendo i dipendenti già in azienda, affinché diventino partecipi e protagonisti del racconto.
La connessione tra i due è evidente: non può esistere un employer brand credibile senza una cultura interna solida e coerente. Se le promesse fatte all’esterno non trovano riscontro nella vita quotidiana del team, l’intero impianto perde efficacia. E con i social e le piattaforme di recensioni come Glassdoor o Indeed, la distanza tra storytelling e realtà viene scoperta in fretta.
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L’internal marketing diventa quindi la base per costruire un employer brand autentico: è ciò che garantisce che i valori non siano solo parole in una slide, ma elementi vissuti e condivisi. Quando il team si sente parte attiva della cultura aziendale, non solo diventa più ingaggiato, ma contribuisce in modo spontaneo e organico alla reputazione dell’azienda.
Investire sull’internal marketing significa dunque rafforzare la narrazione dell’employer branding con una credibilità che parte da dentro. E soprattutto, significa rendere ogni dipendente un testimone diretto del valore dell’azienda come posto in cui crescere, imparare e contribuire davvero.
Come misurare l’efficacia dell’internal marketing
Valutare l’impatto dell’internal marketing è fondamentale per capire cosa funziona davvero. Non basta attivare iniziative: serve una lettura puntuale dei dati. Le aziende più mature in questo ambito adottano sistemi di monitoraggio strutturati, come survey cicliche, strumenti di ascolto continuo, e metriche comportamentali (apertura di newsletter, partecipazione a iniziative, retention dei talenti).
Ogni touchpoint interno può restituire insight preziosi: dai dati di engagement su strumenti digitali fino ai risultati nei colloqui di uscita o feedback post-onboarding. Un’efficace strategia di misurazione consente di evolvere le attività nel tempo, rendendole sempre più rilevanti e vicine al vissuto delle persone.
Il ruolo delle tecnologie nella comunicazione interna
Le tecnologie stanno trasformando radicalmente il modo in cui il marketing interno viene attivato. Intranet evolute, piattaforme di collaboration, sistemi di gamification, newsletter personalizzate, tool di survey dinamici: sono strumenti che, se usati con intelligenza strategica, possono rafforzare l’allineamento culturale e aumentare la partecipazione.
Non si tratta solo di canali: la tecnologia consente segmentazioni, tracciamenti, automatismi che aiutano a rendere la comunicazione più mirata e coinvolgente. Un piano di internal marketing efficace oggi non può prescindere dall’integrazione di strumenti digitali coerenti con i bisogni e i comportamenti del team.
Cultura aziendale e internal branding: due facce della stessa medaglia
Molte aziende distinguono ancora branding interno e cultura, come se fossero due elementi separati. In realtà, sono due aspetti interdipendenti. L’internal branding lavora sulla narrazione, sulla promessa interna, sui contenuti e sui rituali. La cultura è il risultato concreto di come quella promessa viene agita, accolta, interpretata dalle persone.
Investire su entrambi significa costruire un’identità solida, percepita come autentica sia dentro che fuori. Quando il racconto coincide con la realtà vissuta, nasce una coerenza potente che rafforza la reputazione e l’attrattività anche verso i clienti e i talenti esterni.
Esempi pratici di attività di internal marketing
Enel. Ha recentemente attivato un podcast interno che racconta storie di dipendenti impegnati in innovazione sostenibile, con coinvolgimento diretto delle risorse, focus su valori e misurazione dell’engagement.
Esselunga. Attraverso newsletter video e intranet interattiva, ha rafforzato la cultura retail e il valore del cliente anche tra i nuovi assunti, risultando in un miglioramento eNPS e riduzione turnover.
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Heineken Italia. Ha creato un team di ambasciatori del brand all’interno, promuovendo iniziative interne e sostenendo l’utilizzo responsabile dei social network dei dipendenti, con premi non solo economici ma esperienziali