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Come cambia il brand storytelling: addio alla narrazione lineare

Il blog non ha tutte le risposte?

Per anni, i brand hanno fatto storytelling e costruito le loro storie seguendo una struttura lineare classica: un inizio, uno sviluppo e una conclusione chiara. Questo modello ha funzionato bene in un’epoca in cui la comunicazione era principalmente unidirezionale. Oggi, però, il modo in cui i consumatori interagiscono con i contenuti è cambiato radicalmente. I brand non possono più controllare la narrazione come prima, perché il pubblico non si limita più ad ascoltare: interagisce, commenta, modifica e, spesso, crea esso stesso nuove versioni della storia.

Con diverse piattaforme che veicolano esperienze multiple, il linear storytelling sta diventando sempre meno efficace. I consumatori vogliono sentirsi parte della storia, non semplicemente spettatori passivi. È qui che entra in gioco lo storytelling non lineare, un approccio che abbandona la rigidità della narrazione sequenziale per creare esperienze più dinamiche e coinvolgenti.

Ma cosa significa per un brand adottare uno storytelling non lineare? E come si può applicare in modo efficace?

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Perché lo storytelling lineare non funziona più?

Le strategie narrative tradizionali hanno il limite di seguire un’unica direzione: il brand crea una storia e il pubblico la riceve. Questo modello presenta diverse criticità nell’era digitale:

  1. I consumatori vogliono interagire con i contenuti: non si accontentano di essere spettatori, ma vogliono partecipare alla narrazione, commentando, condividendo e personalizzando i messaggi del brand.
  2. Le piattaforme frammentano la narrazione: una storia raccontata attraverso un solo canale oggi non è più sufficiente. I consumatori si muovono tra social media, siti web, podcast, esperienze immersive e realtà aumentata.
  3. L’attenzione è sempre più limitata: un racconto che si sviluppa lentamente rischia di perdere il pubblico. La narrazione deve essere flessibile e adattabile ai diversi tempi e modi di fruizione dei contenuti.

Questi elementi rendono evidente che la struttura rigida dello storytelling lineare non è più adatta a un mondo in cui l’attenzione è frammentata e l’interazione è fondamentale.

Lo storytelling non lineare: come funziona?

Lo storytelling non lineare non segue una sequenza fissa ma crea esperienze aperte, in cui il pubblico può esplorare la narrazione in modo personale. Questo approccio può essere implementato in vari modi:

1. Storytelling modulare

Invece di costruire una storia con un unico percorso narrativo, i brand creano contenuti che possono essere fruibili in ordine sparso, senza perdere il senso complessivo del messaggio. Un esempio è Netflix, che ha sperimentato episodi non sequenziali con serie come Love, Death & Robots, permettendo agli spettatori di esplorare la storia in modo personalizzato.

2. Narrazione interattiva

Questo approccio invita il pubblico a prendere decisioni che influenzano lo sviluppo della storia. Un esempio è la campagna “Choose Your Own Adventure” di alcuni brand, in cui gli utenti possono personalizzare la loro esperienza. Un caso emblematico è Black Mirror: Bandersnatch, che ha rivoluzionato la narrazione permettendo agli spettatori di scegliere il percorso del protagonista.

3. Esperienze immersive e multi-piattaforma

I brand possono costruire storie che si sviluppano su più canali, creando un’esperienza più profonda. Un esempio efficace è stato l’utilizzo del metaverso e della realtà aumentata da parte di Nike, che ha coinvolto gli utenti in esperienze digitali interattive legate ai suoi prodotti.

4. Coinvolgimento della community

Uno degli aspetti più potenti dello storytelling non lineare è la partecipazione diretta del pubblico. I brand che permettono ai consumatori di creare contenuti generati dagli utenti (UGC) costruiscono un rapporto più forte con il pubblico. Un esempio è LEGO, che ha sviluppato una piattaforma dove gli utenti possono proporre nuove idee per i set di costruzioni, influenzando direttamente i prodotti del brand.

Come i brand possono applicare lo storytelling non lineare

Per adottare uno storytelling più coinvolgente, i brand devono rivedere il modo in cui progettano le loro strategie narrative. Ecco alcuni punti chiave:

  1. Flessibilità del contenuto. Non pensare a una storia con un unico punto di partenza e una sola conclusione. Crea narrazioni che permettano ai consumatori di entrare in qualsiasi momento senza perdere il filo del racconto

  2. Sfruttare la tecnologia. Le piattaforme digitali offrono strumenti interattivi che permettono di costruire esperienze narrative su misura per il pubblico. Dalla gamification ai contenuti generati dagli utenti, ogni strumento può essere un elemento della strategia.

  3. Creare percorsi multipli. Dai al pubblico la possibilità di esplorare la storia secondo diversi punti di vista, utilizzando canali differenti. Un utente potrebbe iniziare con un video su YouTube, approfondire su Instagram e concludere l’esperienza con un evento dal vivo.

  4. Valorizzare il ruolo della community. I contenuti generati dagli utenti danno autenticità alla narrazione e rafforzano la relazione con il pubblico. Incentiva le persone a partecipare, condividere esperienze e creare storie legate al brand.

Il futuro dello storytelling: dalla narrazione statica all’esperienza dinamica

Lo storytelling non è morto ma si è sicuramente trasformato. Il pubblico vuole essere protagonista, i brand devono abbandonare il modello unidirezionale per abbracciare esperienze più fluide e coinvolgenti. Il futuro appartiene ai marchi che sapranno creare storie aperte, flessibili e interattive, capaci di adattarsi alle esigenze di un pubblico sempre più attivo e partecipativo.

Perché alla fine, la storia più potente non è solo quella che viene raccontata, ma quella che il pubblico sceglie di vivere.

5 esempi di storytelling non lineare

1. Netflix – Storytelling interattivo con “Bandersnatch”

Netflix ha rivoluzionato la narrazione con Black Mirror: Bandersnatch, un film interattivo che permette agli spettatori di scegliere il corso della storia. Questo approccio rompe il modello lineare tradizionale e trasforma lo spettatore in protagonista attivo, aumentando il coinvolgimento e il valore dell’esperienza.

2. Nike – Esperienze immersive nel Metaverso

Nike ha adottato uno storytelling non lineare creando esperienze interattive nel Metaverso con Nikeland su Roblox. Qui gli utenti possono esplorare un mondo virtuale, personalizzare avatar con prodotti Nike e interagire in sfide sportive. Invece di raccontare una storia con un inizio e una fine, Nike lascia che gli utenti la vivano direttamente.

3. IKEA – Storytelling modulare con il “Catalogue Escape Room”

Per promuovere il catalogo, IKEA ha lanciato un’esperienza interattiva su Instagram: un gioco in cui gli utenti dovevano risolvere enigmi per “uscire” da una stanza arredata con prodotti IKEA. Ogni utente poteva esplorare il contenuto a modo suo, scegliendo il percorso e il ritmo della narrazione, rendendo l’esperienza più coinvolgente rispetto a una classica pubblicità.

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4. Gucci – Narrazione frammentata con “Gucci Vault”

Gucci ha abbandonato il classico storytelling pubblicitario per costruire Gucci Vault, un’esperienza digitale che combina moda, gaming e storytelling artistico. Il brand ha sviluppato una serie di contenuti su più piattaforme (social, Metaverso, NFT) che permettono agli utenti di scoprire la storia del brand in modo non lineare, attraverso interazioni e contenuti personalizzati.

5. Red Bull – Storytelling esperienziale con sport estremi

Red Bull non racconta semplicemente storie, le fa vivere. Invece di una classica narrazione pubblicitaria, ha costruito un intero ecosistema di contenuti (video, eventi live, sfide) in cui gli atleti e il pubblico diventano parte della storia. L’evento “Red Bull Stratos”, in cui Felix Baumgartner ha eseguito un salto dalla stratosfera, è stato un esempio perfetto di storytelling che si sviluppa in tempo reale, coinvolgendo il pubblico in un’esperienza unica.

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